Quando si parla di petrolio si fa riferimento a quella miscela molto densa formata da idrocarburi, ossia composti chimici di idrogeno ed ossigeno. Esso presenta una colorazione variabile, che passa dal nero al bruno-giallo, il suo odore è estremamente forte e caratterizzante, ed è dato per lo più dalla presenza di un numero variabile di sostanze, come zolfo, ossidi e composti di azoto, mentre il suo peso specifico varia da 0,8 a 1 kg/dm3.
Per scoprire la sua origine è necessario andare molto indietro nel tempo, alla nascita della vita animale sulla terra, ossia nell'era paleozoica, quando la vegetazione e la popolazione animale marina, dopo la morte, tendeva ad adagiarsi su rocce, sabbia e fanghiglia sul fondo marino, a questi depositi durante gli anni si andarono ad aggiungere anche scaglie e resti di varia natura, generatisi dalla continua azione degli agenti atmosferici sulla terra.
Azioni chimiche e meccaniche, agendo costantemente su questi depositi stratificati, li trasformarono in idrocarburi gassosi e liquidi, mentre i giganteschi movimenti della terra, che sommersero o fecero emergere lembi di suolo, diedero luogo ad importanti sacche nel sottosuolo, l'insieme dei fenomeni fece in modo che in esse rimanessero imprigionate masse di petrolio, venutosi a creare grazie alle continue trasformazioni delle sostanze prima citate.
Attualmente esistono tecniche specializzate per l'individuazione del petrolio, quella certamente più efficace è la ricerca geosismica, essa implica l'esplosione di una carica a pochi metri di profondità del suolo, questo genera delle vibrazioni che si riflettono sui vari strati sotterranei, ed i risultati vengono riportati in contemporanea in superficie, infine il loro studio successivo definirà o meno la presenza di petrolio nel sottosuolo.